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DIVINITA' Nome: Nemesi. Genitori: Erebo e Notte, sorella tra gli altri di Etere, Giorno, Tanato (dio della morte), Ipno (dio del sonno), Eris (dea della discordia). Ruolo: Dea della vendetta divina. Mito: Era divinità ed astrazione allo stesso tempo. In origine era la dea che premiava e castigava gli uomini per i loro meriti o demeriti, successivamente personificò la vendetta degli dei e la punizione per ogni cattiva azione. Perseguitava i malvagi e quelli che non sapevano fare buon uso dei doni avuti dalla sorte. Tormentava senza tregua chi avesse in qualunque modo, turbato l'ordine naturale e sociale della vita, non rispettando le regole. In Grecia era oggetto di un culto speciale che, più tardi, l'accolse anche a Roma Leggende: Zeus era innamorato di lei, ma Nemesi rifiutava i suoi favori. Per sfuggirgli si trasformò in una oca selvatica. A sua volta, Zeus si trasformò in un cigno e la raggiunse a Ramnunte. Lì Nemesi depose un uovo, che abbandonò subito. Un pastore lo scoprì e lo portò a Leda, regina di Sparta. La donna lo tenne al caldo, altre versioni indicano che lo mise in un cofanetto, e da quell'uovo nacque la bella Elena. Come astrazione è citata per la prima volta da Esiodo. Nemesi (lo sdegno divino), insieme ad Aidos (la vergogna personale), è l'ultima ad abbandonare la stirpe di ferro (l'ultima stirpe degli uomini, la più violenta e corrotta) e la lascia così nel completo dominio del male. Personificata come una divinità, con il nome di Rhamnusia, si trova in Ovidio. In questo caso la dea è invocata per punire l'arroganza di Narciso, che rifiuta di concedersi all'amore. E Narciso viene infatti condannato ad innamorarsi dell'immagine di se stesso, che non potrà mai avere, come gli altri non potevano avere lui. Iconografia: Viene raffigurata con caratteristiche simile ad Afrodite ed a Temi. |