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LE MOIRE - LE PARCHE: CLOTO, LACHESI, ATROPO


Nomi: Cloto, Lachesi, Atropo. Dette Moire in Grecia, Parche a Roma.

Ruolo: Dee del destino degli uomini.

Genitori: Zeus (re degli dei) e Temi (dea della giustizia divina). Sorelle delle Ore. Secondo altre fonti figlie della Notte.

Mito: Esse stabilivano il destino degli uomini. Esiodo le menzione come tre filatrici, le Klothes. La vita degli uomini era basata sulla metafora del "filo" della vita e fu sempre Esiodo a dare ad ognuna un nome ed un compito diverso: la prima filava il tessuto della vita, la seconda distribuiva a ciascuno la parte di filo che gli spettava in sorte, la terza tagliava il filo al momento stabilito. Ovviamente la lunghezza del filo determina la lunghezza della vita e stabilire questa lunghezza spettava a loro. Le loro decisioni erano immutabili, neppure gli dei o il potente Zeus potevano cambiarle.
In epoca più tarda furono indicate come le ancelle di Temi, al suo matrimonio con Zeus. Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus, ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti.

Iconografia: In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle.


CLOTO

Nome: Cloto.

Ruolo: Filatrice, fila lo stame della vita.


LACHESI

Nome: Lachesi.

Ruolo: Assegna il destino agli uomini.

Mito: Svolgeva il filo stabilendone la lunghezza ed aggiudicava e distribuiva a ciascuno la parte di filo che gli spettava in sorte.

Leggende: Preannunciò l'eroismo di Meleagro alla sua nascita nella casa paterna.


ATROPO

Nome: Atropo.

Ruolo: Taglia il filo della vita al momento stabilito.

Mito: E' colei che non può essere dissuasa. La più potente delle Moire, la più piccola di statura e la più vecchia.

Leggenda: Predisse alla nascita di Meleagro che la sua vita non sarebbe durata più a lungo del tizzone che in quel momento stava bruciando nel focolare.

Iconografia: Era raffigurata con delle cesoie, una bilancia e vestita di nero con l'espressione del viso duro, arcigna e impassibile.


Immagine in alto: Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625.


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