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COSTELLAZIONI EQUATORIALI Raffigurazione: Rappresenta il gigantesco cacciatore Orione, figlio di Poseidone, accompagnato dai due cani, Cane Maggiore e Cane Minore, che lo seguono. E' raffigurato con la spada appesa alla cintura, mentre brandisce la clava con la mano destra, mentre con la sinistra regge una pelle di leone che gli serve da scudo. Visione: Inverno - inizio Primavera. Descrizione e posizione: Orione è la costellazione in assoluto più grande e più vistosa nel cielo, resa evidente da un gran numero di stelle brillanti. Domina il cielo invernale, ma per la sua posizione, nei pressi dell'equatore celeste, è visibile da entrambi gli emisferi. La parte superiore è nel cielo boreale, mentre la cintura e la parte inferiore si trovano nel cielo australe. Un tratto caratteristico della costellazione è costituito da un trio di stelle poste su una linea, le quali individuano la cintura di Orione. Stelle: La stella più brillante della costellazione è Rigel (dall'arabo rijl, cioè "piede"), la settima stella in ordine di luminosità, anche se erroneamente è chiamata Beta. Alfa infatti è la famosa stella Betelgeuse, che è una stella variabile e raramente supera la prima, varia tra essere la decima o l'undicesima stella del cielo quanto a splendore. Nella costellazione, Betelgeuse corrisponde alla spalla destra del cacciatore, ed il suo nome è di origine araba, ibt al jauzah, che significa "ascella del gigante". La spalla sinistra di Orione è Bellatrix, dal latino "la guerriera", mentre la testa è Meissa. Occasionalmente è stata chiamata Saiph la stella Kappa Orionis, un nome di derivazione araba che significa "spada del gigante", ma gli antichi la chiamavano rijl jauzah al yamna, che significa giustamente "la gamba destra del gigante". Saiph è anche il nome di un'altra stella, Sigma Orionis, che indica infatti la spada di Orione. La cintura è formata da tre stelle allineate: Mintaka, Almilam, Almitak. Mintaka, dall'arabo al mintakah, la "cintura", è la più settentrionale delle tre stelle. La stella centrale è chiamata Alnilam, cioè "cintura di perle" in arabo. Anche la stella più meridionale, Alnitak, ha il nome che deriva da un termine arabo che significa "cintura". Gli Egizi hanno hanno allineato le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino secondo le proiezioni di queste tre stelle. - α (alpha Orionis): Betelgeuse, dall'arabo ibt al jauzah "ascella del gigante". - β (beta Ori): Rigel, dall'arabo "piede". - γ (gamma Ori): Bellatrix, dal latino "la guerriera". - δ (delta Ori): Mintaka, dall'arabo al mintakah la "cintura". - ε (epsilon Ori): Alnilam, dall'arabo "cintura di perle". - ζ (zeta Ori): Alnitak, dall'arabo "cintura". - η (eta Ori): non ha un nome proprio. - θ (theta Ori): non ha un nome proprio. - ι (iota Ori): Na'ir al saif, in arabo "splendente della spada". - κ (kappa Ori): erroneamente chiamata Saiph. - λ (lambda Ori): Meissa. - ρ (rho Ori): non ha un nome proprio. - σ (sigma Ori): Saiph, dall'arabo saif al jabbar "spada del gigante". Mito e leggenda: Orione è il figlio di Poseidone, dio del mare, e di Euriale, figlia del re Minosse. Orione acquisisce dal padre la capacità di muoversi sulle acque, era così alto che riusciva a camminare sul fondo del mare tenendo la testa fuori dall'acqua. ; è anche un bravo cacciatore ed è molto amato dalle donne: questa, secondo il mito, sarà la causa della sua morte, avendo suscitato l’ira di un dio, geloso del suo successo con le donne. Lo Scorpione sarà la causa della sua morte: infatti, .Secondo un’altra leggenda Orione si innamora di un gruppo di Ninfe, le Pleiadi, rappresentate dall’omonimo ammasso stellare della confinante costellazione del Toro. A causa della rotazione terrestre; infatti, Orione sembra rincorrere le Pleiadi.Secondo la mitologia, le sette figlie di Atlante e di Pleione, generate sul monte Cillene in Arcadia, mentre si trovano in Beozia con la madre, incontrano il cacciatore Orione che, innamoratosi di tutte, le insegue per cinque anni, finché le sette sorelle sono mutate prima in colombe, poi in stelle e sono rappresentate in cielo insieme con l’inseguitore e i suoi due cani: il Grande e il Piccolo Cane. Un giorno Orion si recò sull'isola di Chio, dove chiese al re Enopione la mano della figlia Merope: Enopione acconsentì, a patto che prima Orion uccidesse tutte le belve che infestavano il suo regno; ma dopo che il gigante ebbe compiuto la sua impresa, Enopione non onorò la sua promessa. Orion si infuriò e dopo essersi ubriacato usò violenza a Merope: Enopione allora lo fece accecare e lo bandì da Chio. Il gigante riuscì a raggiungere Lemno, dove chiese al giovane Cesalio, aiutante nella fucina di Efesto, di mettersi sulle sue spalle e di guidarlo a oriente: un oracolo, infatti, gli aveva predetto che avrebbe recuperato la vista se si fosse diretto verso il Sole nascente. E così avvenne. Avendo corteggiato Merope, la figlia del Re Enopione, Orione venne accecato per punizione dal padre di lei, finché l'impietosito Efesto (Vulcano, il dio del fuoco) gli diede come guida uno dei suoi giovani assistenti, Cedalione. Seguendo un oracolo, il giovane-guida lo condusse ad Est, nel punto dove si innalzava il cocchio che trainava il Sole; giunto a destinazione i miracolosi raggi del Sole all'alba gli restituirono la vista. Il Sole e L'Aurora, però, alla vista del cacciatore s'invaghirono di lui ed il loro dio Apollo, furioso, escogitò un inganno: invitò la sorella Artemide (Diana, la dea della caccia), anche lei innamorata di Orione, ad una gara di tiro con l'arco e le indicò come bersaglio nel mare un grosso pesce scuro così lontano da non poterne riconoscere l'identità. La dea colpì mortalmente il suo bersaglio, ma, avvicinandosi alla preda, scoprì che il pesce in realtà era proprio il suo amato cacciatore che stava nuotando nei paraggi: distrutta dal dolore Artemide lo immortalò tra le costellazioni. Secondo un'altra versione della storia, invece, Artemide, rimasta offesa perché il possente cacciatore aveva osato ritenersi migliore della dea proprio nella caccia, fece tremare la terra dalla quale uscì uno scorpione che lo punse mortalmente (vedi costellazione dello Scorpione). In un'altra versione Zeus ed Ermes (Mercurio, il dio dei viandanti) nelle sembianze di due stranieri avrebbero esaudito il desiderio di un vecchio contadino che, ospitandoli e offrendogli l'unico bue che gli era rimasto, aveva manifestato loro il desiderio di avere un figlio. Gli dei dunque gli dissero di portare davanti a loro la pelle del bue di cui si erano appena nutriti, vi sparsero sopra il loro sperma, infine gli ordinarono di seppellirla. Dalla terra nacque un bambino che Ireo chiamò Urione dal verbo greco ourein, che significa, oltre a "urinare", anche "spargere il liquido seminale". In spiegazione di una così eccessiva importanza attribuita dai Greci ad un semplice e mortale cacciatore, alcuni ritengono che Orione sia la rielaborazione della figura mitologica sumera, Uru-anna, cioè "luce del cielo" e la somiglianza fonetica ne sarebbe la conferma. Orione era il più grande cacciatore dei suoi tempi e spesso si trovava cacciare assieme a Diana, dea della caccia. Quando Apollo, fratello di Diana, si accorse che la sorella stava trascurando i suoi compiti per colpa di Orione, decise di ucciderlo. Mentre Orione stava nuotando in mare lontano dalla riva, Apollo lo illuminò con un brillante raggio di luce e sfidò Diana a colpire con le sue frecce quel distante punto luminoso. Diana, che non sapeva dell'inganno, accettò la sfida e colpì Orione con una delle sue frecce uccidendolo. Quando più tardi ne ritrovò il corpo, lo caricò sul suo carro celeste, volò in cielo e qui lo fissò con stelle brillanti; ai suoi piedi pose i suoi cani da caccia favoriti, il Cane Maggiore ed il Cane Minore. Riguardo alla morte di Orion sono riportate storie differenti. Una versione racconta che il gigante si vantò di essere il più bravo cacciatore mai esistito: Artemide, dea della caccia, indignata e offesa, fece uscire da una fenditura un grosso scorpione, che punse a morte Orion. Una versione completamente diversa, invece, dice che Artemide si era invaghita di Orion e meditava di sposarlo: ma la loro eventuale unione non era gradita ad Apollo, fratello di Artemide. Apollo sfidò la sorella ad una gara di tiro con l'arco e indicando un oggetto lontano nel mare la provocò dicendole che non sarebbe stata capace di colpirlo: Artemide scoccò subito una freccia e non mancò il bersaglio, che però era la testa di Orion che camminava nel mare. Addolorata, la dea pose la figura dell'amante tra le costellazioni. Dopo la morte, su richiesta di Artemide fu posto in cielo il più distante possibile dallo Scorpione, in modo che non potesse apparire in cielo contemporaneamente al suo assassino: la costellazione tramonta infatti ad ovest quando in cielo sorge lo Scorpione ad est. Orione sembra attaccare il Toro, ma questo non è confermato da nessuna leggenda. Gli antichi preferivano considerarlo nell'atto di cacciare la Lepre, con l'aiuto del Cane Minore e del Cane Maggiore; altri invece lo immaginavano nell'atto di rincorrere le sette sorelle Pleiadi.
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